Ma certo, avevano ragione loro: Romelu Lukaku era una palla al piede. Lo dicevano gli opinionisti da divano, quelli con la birra calda in mano e la saggezza alcolica e chiassosa da bar sport. E come no: uno che lo scorso anno è stato coinvolto in quasi l’80% delle azioni gol del Napoli era chiaramente un problema. Una zavorra. Un intralcio. Forse anche un sabotatore sotto copertura, chissà.
Peccato che quella “palla al piede” abbia trascinato il Napoli allo scudetto. Peccato che abbia fatto la differenza in campo e nello spogliatoio. Peccato che abbia portato peso specifico, carisma e gol. Il vero peccato è che la sua “ingombrante” figura sta mancando in questo abbrivio stagionale. L’anno passato il Napoli passeggiava a Milano, con Big Rom a mandare al manicomio Pavlovic che l’altra sera, nemesi dolorosissima, sembrava Maldini mentre scendeva su quella fascia per l’assist del momentaneo 2-0. Ma, si sa, a certi esperti piace immaginare che i titoli si vincano a colpi di lavagnette tattiche e teorie astratte, non (anche) grazie a un leader che sa guidare i compagni.

Poi è arrivato l’infortunio del 14 agosto. Una mazzata. E la risposta? Rasmus Højlund. Buon ragazzo, grande prospetto, per carità. Ma paragonarlo a Lukaku è come mettere un motorino 50 a fianco di un camion. Una bocciatura? No, non si giunga a facili conclusioni. Si invoca semplicemente pazienza. Ci vuole tempo, ci vogliono muscoli, ci vuole leadership. Che a 22 anni – e dopo un’esperienza non brillantissima nella grigia Manchester – non puoi avere. Tutte cose che Big Rom possedeva già in abbondanza. Però, tranquilli: i tuttologi hanno sentenziato che il futuro è roseo e che Lukaku, in fondo, era sopravvalutato.
E mentre Big Rom si cura in Belgio, col dolore fresco e indicibile della perdita del padre, c’è ancora chi lo descrive come un peso morto. Il Napoli, invece, avrebbe un disperato bisogno del suo spirito nello spogliatoio: il tono di voce che rimette in riga, il carisma che fa gruppo, la presenza che cambia le cose anche fuori dal campo. Ma questi dettagli, evidentemente, sfuggono ai contabili del gol che riducono tutto a un numeretto su Transfermarkt. O Wikipedia.
E De Bruyne? Ah già, lui. L’uomo che, secondo certi titoloni catastrofici, fatica a integrarsi. Chissà come mai, senza la spalla di un connazionale e leader riconosciuto. Ma, nonostante tutto, sta facendo molto meglio di quanto certi fogliacci vogliano far credere. Forse perché il talento, quello vero, non ha bisogno del permesso dei giornalisti del giorno dopo per emergere.
In conclusione: Lukaku “palla al piede”? Certo. E allora, domani, si può anche affermare che il Vesuvio è un collinotto e che il mare del Golfo è una pozzanghera. La verità è semplice: senza Big Rom, il Napoli ha perso il suo punto di riferimento e Antonio Conte non può contare sulla sua estensione in campo e nello spogliatoio. Ma provate voi a spiegarlo a chi crede ancora che i campionati si vincano con i like su Facebook. O su qualsiasi altro social.
Foto copertina: SSCNapoli