L’infortunio di Stanislav Lobotka, uscito malconcio nel secondo tempo di Napoli-Genoa e destinato a restare ai box per tutto ottobre (e forse qualcosina in più), rappresenta un colpo pesante per gli azzurri. Il regista slovacco, vero metronomo del centrocampo, sarà costretto a saltare un mese caldissimo della stagione, in cui la squadra di Antonio Conte affronterà un calendario fitto e complesso: Torino, PSV Eindhoven in Champions League, Inter, Lecce e Como (il primo novembre). Cinque partite che potranno dire molto sulla maturità tattica del “nuovo” Napoli.
Senza il numero 68, la cabina di regia passa ora nelle mani di Billy Gilmour, lo scozzese che già nella scorsa stagione, nelle battute finali del campionato vinto dagli azzurri, aveva saputo sostituire Lobotka con sorprendente personalità. Un centrocampista diverso per caratteristiche: meno abile nell’interdizione pura, ma capace di compensare con un’eccellente lettura delle linee di passaggio e una naturale predisposizione al gioco corto e rapido.
Gilmour non è un frangiflutti, ma un organizzatore razionale del possesso, uno che sa far muovere la squadra al ritmo giusto. Il suo modo di interpretare il ruolo da playmaker è più “orizzontale” rispetto a Lobotka: meno recuperi palla, ma buona fluidità nel collegare i reparti e nel dare continuità alla manovra. È evidente che Conte proverà a non snaturare il canovaccio tattico, ma le peculiarità individuali non sono acqua fresca ed è verosimile che il gioco ne possa in qualche modo risentire. Ecco che entra in azione quello che potrebbe essere un vero e proprio uomo chiave.
Gilmour e la “spalla De Bruyne”
Un aiuto, in soldoni, potrà arrivare da chi ha dimostrato di saper pensare come un regista anche se tale non è. Kevin De Bruyne, il perno di questo Napoli, schierato sempre più spesso nel 4-1-4-1 come tuttocampista (accaduto anche contro i rossoblù al suo ingresso con Conte a mollare il 4-3-3), non disdegna infatti di abbassarsi sulla linea dei mediani per costruire dal basso, diventando a tutti gli effetti un secondo regista. La sua capacità di gestire il tempo e lo spazio, oltre alla visione di gioco, consente al Napoli di non dipendere totalmente da un solo costruttore di gioco, ma di moltiplicare le fonti di creazione. Di questo ne può beneficiare Gilmour che rispetto a Lobotka è meno geometrico.
In uno scenario del genere, la squadra dovrà trovare equilibrio e compattezza. Prezioso, chiaramente, sarà il contributo di Anguissa, un pressatore totale e onnipresente. Ma non solo. Entra in gioco un’altra notizia positiva: il rientro di Amir Rrahmani. Il difensore kosovaro, oltre a garantire solidità dietro (con lui in campo la media gol subiti crolla drasticamente) possiede una discreta qualità nell’impostazione, utile per supportare la costruzione dal basso nei momenti in cui Gilmour sarà marcato o De Bruyne troppo avanzato. Con Rrahmani in campo, il Napoli guadagna un’uscita pulita palla al piede e una sicurezza che era mancata nei momenti di maggior pressione.
In definitiva, l’assenza di Lobotka priverà gli azzurri di uno dei cervelli più raffinati del campionato, ma offrirà anche una prova di maturità al gruppo. Gilmour dovrà prendersi la squadra sulle spalle, ma potrà farlo senza sentire il peso schiacciante poiché sostenuto dal carisma di De Bruyne, dalla leadership di Rrahmani e dai raddoppi di Anguissa. Non sarà semplice, ma se il Napoli saprà interpretare questa fase con intelligenza e coesione tra i reparti potrà scoprire – anzi confermare – di avere dentro di sé risorse che vanno oltre i singoli nomi.
Crediti foto: SSC Napoli
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