Nel caldissimo estate del 1987, il Napoli di Diego Armando Maradona era reduce da uno storico scudetto, il primo nella sua storia, conquistato nella stagione 1986-87. La città partenopea pulsava di euforia calcistica, e il presidente Corrado Ferlaino, ambizioso come non mai, puntava a rinforzare ulteriormente la rosa per dominare in Italia e in Europa. Tra i nomi sulla lista dei desideri, spiccava quello di Gerald Vanenburg, talentuoso centrocampista olandese del PSV Eindhoven, fresco di successi in Eredivisie e con un curriculum già invidiabile nonostante i suoi 21 anni.
Chi è Gerald Vanenburg
Vanenburg, nato ad Amsterdam il 28 marzo 1966, era un prodotto del vivaio dell’Ajax, dove aveva debuttato in prima squadra nel 1980, vincendo tre campionati olandesi e una Coppa UEFA. Nel 1986, era passato al PSV per circa 1,5 milioni di fiorini, diventando un pilastro della squadra di Guus Hiddink. Alto 1,80 m, con una tecnica raffinata, visione di gioco e un tiro potente, Vanenburg era visto come l’erede naturale di figure come Johan Cruyff nel calcio totale olandese. La nazionale dei Paesi Bassi, già finalista ai Mondiali 1974 e 1978, lo considerava un elemento chiave per il futuro.
Gerald Vanenburg – Napoli: dal sogno alla dl brusco risveglio
Le voci di un trasferimento al Napoli iniziarono a circolare a fine giugno 1987. Secondo resoconti dell’epoca, riportati da giornali come “Il Mattino” e “Gazzetta dello Sport”, Ferlaino offrì al PSV una cifra record per l’Italia: intorno ai 10 miliardi di lire (equivalenti a circa 5 milioni di dollari dell’epoca), un importo che avrebbe polverizzato il record per un trasferimento straniero in Serie A. L’idea era di affiancare Vanenburg a Maradona e Careca, creando un trio offensivo devastante. Vanenburg, attratto dalla possibilità di giocare con il Pibe de Oro e di misurarsi in un campionato competitivo come la Serie A, diede il suo benestare informale. Immaginate: un Napoli con Maradona, Careca e un regista olandese come Vanenburg avrebbe potuto essere una macchina da gol inarrestabile.
Ma, come spesso accade nel calciomercato, i sogni si infransero contro la concretezza delle trattative. Il PSV, reduce da una stagione dominatrice in Olanda (campione di Eredivisie nel 1986-87), non era disposto a cedere il suo gioiello per quella cifra, ritenendola insufficiente. Hiddink e la dirigenza olandese puntavano su Vanenburg per la stagione successiva, culminata con la vittoria della Coppa dei Campioni nel 1988 contro il Benfica (0-0 a Eindhoven, 6-5 ai rigori a Monaco). Negoziazioni protratte per settimane si bloccarono su dettagli contrattuali: il Napoli insisteva per una formula con bonus e contropartite, mentre il PSV voleva garanzie immediate. Vanenburg, frustrato, tornò ad allenarsi con i suoi compagni, e il Napoli virò su altri obiettivi, come l’ingaggio di Giuliano Giuliani dal Milan.
Il “caso Vanenburg” divenne un aneddoto del folklore calcistico napoletano, un “what if” che i tifosi ancora ricordano con un misto di rimpianto e curiosità. Vanenburg rimase al PSV fino al 1988, vincendo tutto in Olanda (tre Eredivisie consecutive dal 1986 al 1988 e la Coppa dei Campioni), per poi tornare all’Ajax (dove vinse altri titoli) e chiudere la carriera in Belgio e Spagna. In nazionale, giocò 42 partite con l’Olanda, segnando 1 gol, ma non riuscì mai a conquistare un grande torneo.
Oggi, a oltre 35 anni di distanza, quel trasferimento mancato rappresenta un capitolo affascinante della storia del Napoli: un’opportunità persa per un centrocampista che avrebbe potuto elevare il livello tecnico della squadra di Maradona. Chissà come sarebbe andata la stagione 1987-88, o l’intera era d’oro del club. Il calciomercato, si sa, è fatto di rimpianti. E Vanenburg è uno di quelli azzurri.
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