Il calcio esportato: tra business e identità, la sfida del futuro

User avatar placeholder
Scritto da Pasquale Spirito

25 Ottobre 2025

Milan–Como e Villarreal–Barcellona: due partite che, ancora prima del fischio d’inizio, hanno già acceso il dibattito della stagione 2025/26. Non per il risultato sportivo, ma per la scelta di spostare il teatro di gioco lontano dai confini nazionali. Gli stadi di New York e Melbourne, anziché San Siro e il Cerámica, diventeranno il palcoscenico di due dei match più discussi – e contestati – dell’anno calcistico.

L’obiettivo è chiaro: esportare il brand del calcio locale in mercati dove il pallone è ancora in espansione, dagli Stati Uniti all’Australia, e trasformare lo sport in un prodotto globale capace di generare profitti, indotto turistico e visibilità internazionale. Ma se la Liga, sotto la pressione di sindacati e tifoserie, ha bloccato l’esperimento con tanto di reprimenda del presidente Laporte sui “danni economici alle casse spagnole”, la Serie A ha deciso di andare avanti.

Complice l’effetto volano delle Olimpiadi Invernali in Lombardia, la Lega italiana vuole sfruttare il momento per proiettarsi all’estero. Ma la domanda resta: basta una partita in più negli States o Melbourne che sia per rilanciare il calcio italiano? La risposta, naturalmente, è no. Servono strategie coordinate, strutturali e durature su almeno tre fronti: valorizzazione del prodotto, competitività economica e posizionamento internazionale.

1. Un prodotto più appetibile per TV e piattaforme

Per tornare competitivo, il calcio italiano deve ripensarsi come spettacolo globale.

  • Orari e format internazionali: seguendo l’esempio della Premier League, distribuire le partite in fasce orarie compatibili anche con i mercati asiatici e americani.
  • Contenuti collaterali e storytelling: docuserie, highlights multilingua e interazioni social per rendere i club “raccontabili” a livello globale.
  • Innovazione audiovisiva: regia avanzata, grafiche uniformi e tecnologie immersive – dalle Spidercam ai VAR a 360 gradi – per un’esperienza sempre più cinematografica.

2. Più valore ai diritti internazionali

La Premier League non domina i mercati esteri per caso, ma per una strategia aggressiva e coordinata.

  • Uffici media nei mercati chiave (USA, Asia, Medio Oriente).
  • Ambassador internazionali: ex calciatori italiani capaci di costruire relazioni e fanbase.
  • Tornei, academy e amichevoli all’estero per creare legami reali con il pubblico globale.
  • Una cabina di regia unica per la vendita dei diritti: la frammentazione attuale penalizza la Serie A, che dovrebbe agire come un marchio compatto.
    Ridurre il numero di squadre oppure riequilibrare le forze economiche tra grandi e medio-piccole renderebbe il campionato più competitivo e appetibile.

3. Stadi moderni e ricavi extra match-day

Il vero vantaggio inglese non è solo televisivo, ma infrastrutturale.
Gli impianti di nuova generazione – come già sperimentato da Juventus e Udinese – possono triplicare i ricavi da 30-40 a oltre 100 milioni l’anno.

  • Fan experience e hospitality: pacchetti premium, servizi corporate e offerte personalizzate per aziende e tifosi.
  • Digital ticketing: gestione integrata via smartphone, controllo accessi, notifiche e raccolta dati.
  • Merchandising onsite e personalizzazione in tempo reale: nuove forme di engagement e branding per aumentare l’indotto.
    Gli stadi moderni devono essere vissuti 365 giorni l’anno: non solo partite, ma anche concerti, musei, eventi e aree business.

4. Governance forte e coesa

Il modello inglese ha insegnato che la crescita passa dalla compattezza.

  • Diritti TV centralizzati e contratti pluriennali stabili.
  • Superamento delle divisioni tra grandi e piccole società.
  • Una governance credibile capace di attirare fondi d’investimento e sponsor globali.
    In Francia, l’instabilità ha distrutto il potenziale della Ligue 1. In Italia, la sfida è opposta: creare un sistema che parli con una sola voce.

5. Sostenibilità e meritocrazia economica

Per ridurre il divario con i colossi inglesi serve un equilibrio finanziario ispirato alla Bundesliga:

  • Controlli seri sui bilanci e salary cap soft.
  • Incentivi fiscali per attrarre top player.
  • Distribuzione più equa dei diritti TV per rendere competitivo anche il “medio-basso”.

6. Il branding globale della Serie A

Il calcio italiano deve uscire dal recinto della nostalgia e presentarsi al mondo come prodotto contemporaneo.

  • Marchio riconoscibile, logo forte e campagne di marketing globali.
  • Partnership con piattaforme OTT come Amazon, Apple TV o YouTube.
  • Contenuti in lingue multiple e strategie personalizzate per Paese.

Per rilanciare davvero il calcio italiano serve una visione complessiva. Non basta vendere una partita all’estero o migliorare i diritti TV: bisogna migliorare il prodottocentralizzare la governanceprivatizzare e modernizzare gli stadiattrarre capitali e costruire un brand globale.

Solo allora la Serie A potrà tornare a essere ciò che un tempo era: un campionato leader, esportabile e riconosciuto come eccellenza mondiale – non un souvenir nostalgico del passato, ma un modello di futuro.

Seguici sui nostri social
Condividi l'articolo

Milan–Como e Villarreal–Barcellona: due partite che, ancora prima del fischio d’inizio, hanno già acceso il dibattito della stagione 2025/26. Non per il risultato sportivo, ma per la scelta di spostare il teatro di gioco lontano dai confini nazionali. Gli stadi di New York e Melbourne, anziché San Siro e il Cerámica, diventeranno il palcoscenico di due dei match più discussi – e contestati – dell’anno calcistico.

L’obiettivo è chiaro: esportare il brand del calcio locale in mercati dove il pallone è ancora in espansione, dagli Stati Uniti all’Australia, e trasformare lo sport in un prodotto globale capace di generare profitti, indotto turistico e visibilità internazionale. Ma se la Liga, sotto la pressione di sindacati e tifoserie, ha bloccato l’esperimento con tanto di reprimenda del presidente Laporte sui “danni economici alle casse spagnole”, la Serie A ha deciso di andare avanti.

Complice l’effetto volano delle Olimpiadi Invernali in Lombardia, la Lega italiana vuole sfruttare il momento per proiettarsi all’estero. Ma la domanda resta: basta una partita in più negli States o Melbourne che sia per rilanciare il calcio italiano? La risposta, naturalmente, è no. Servono strategie coordinate, strutturali e durature su almeno tre fronti: valorizzazione del prodotto, competitività economica e posizionamento internazionale.

1. Un prodotto più appetibile per TV e piattaforme

Per tornare competitivo, il calcio italiano deve ripensarsi come spettacolo globale.

  • Orari e format internazionali: seguendo l’esempio della Premier League, distribuire le partite in fasce orarie compatibili anche con i mercati asiatici e americani.
  • Contenuti collaterali e storytelling: docuserie, highlights multilingua e interazioni social per rendere i club “raccontabili” a livello globale.
  • Innovazione audiovisiva: regia avanzata, grafiche uniformi e tecnologie immersive – dalle Spidercam ai VAR a 360 gradi – per un’esperienza sempre più cinematografica.

2. Più valore ai diritti internazionali

La Premier League non domina i mercati esteri per caso, ma per una strategia aggressiva e coordinata.

  • Uffici media nei mercati chiave (USA, Asia, Medio Oriente).
  • Ambassador internazionali: ex calciatori italiani capaci di costruire relazioni e fanbase.
  • Tornei, academy e amichevoli all’estero per creare legami reali con il pubblico globale.
  • Una cabina di regia unica per la vendita dei diritti: la frammentazione attuale penalizza la Serie A, che dovrebbe agire come un marchio compatto.
    Ridurre il numero di squadre oppure riequilibrare le forze economiche tra grandi e medio-piccole renderebbe il campionato più competitivo e appetibile.

3. Stadi moderni e ricavi extra match-day

Il vero vantaggio inglese non è solo televisivo, ma infrastrutturale.
Gli impianti di nuova generazione – come già sperimentato da Juventus e Udinese – possono triplicare i ricavi da 30-40 a oltre 100 milioni l’anno.

  • Fan experience e hospitality: pacchetti premium, servizi corporate e offerte personalizzate per aziende e tifosi.
  • Digital ticketing: gestione integrata via smartphone, controllo accessi, notifiche e raccolta dati.
  • Merchandising onsite e personalizzazione in tempo reale: nuove forme di engagement e branding per aumentare l’indotto.
    Gli stadi moderni devono essere vissuti 365 giorni l’anno: non solo partite, ma anche concerti, musei, eventi e aree business.

4. Governance forte e coesa

Il modello inglese ha insegnato che la crescita passa dalla compattezza.

  • Diritti TV centralizzati e contratti pluriennali stabili.
  • Superamento delle divisioni tra grandi e piccole società.
  • Una governance credibile capace di attirare fondi d’investimento e sponsor globali.
    In Francia, l’instabilità ha distrutto il potenziale della Ligue 1. In Italia, la sfida è opposta: creare un sistema che parli con una sola voce.

5. Sostenibilità e meritocrazia economica

Per ridurre il divario con i colossi inglesi serve un equilibrio finanziario ispirato alla Bundesliga:

  • Controlli seri sui bilanci e salary cap soft.
  • Incentivi fiscali per attrarre top player.
  • Distribuzione più equa dei diritti TV per rendere competitivo anche il “medio-basso”.

6. Il branding globale della Serie A

Il calcio italiano deve uscire dal recinto della nostalgia e presentarsi al mondo come prodotto contemporaneo.

  • Marchio riconoscibile, logo forte e campagne di marketing globali.
  • Partnership con piattaforme OTT come Amazon, Apple TV o YouTube.
  • Contenuti in lingue multiple e strategie personalizzate per Paese.

Per rilanciare davvero il calcio italiano serve una visione complessiva. Non basta vendere una partita all’estero o migliorare i diritti TV: bisogna migliorare il prodottocentralizzare la governanceprivatizzare e modernizzare gli stadiattrarre capitali e costruire un brand globale.

Solo allora la Serie A potrà tornare a essere ciò che un tempo era: un campionato leader, esportabile e riconosciuto come eccellenza mondiale – non un souvenir nostalgico del passato, ma un modello di futuro.

Seguici sui nostri social

NEXT MATCH

Bologna FC 1909 Bologna FC 1909
VS
SSC Napoli SSC Napoli
Serie A - 11ª Giornata
00 Giorni
00 Ore
00 Minuti
00 Secondi
✈️ In Trasferta

Serie A

1
SSC Napoli
22 pt
2
FC Internazionale Milano
21 pt
3
AC Milan
21 pt
4
AS Roma
21 pt
5
Bologna FC 1909
18 pt
6
Juventus FC
18 pt
7
Como 1907
17 pt
8
SS Lazio
15 pt
9
Udinese Calcio
15 pt
10
US Cremonese
14 pt

Champions League

1
FC Bayern München
12 pt
2
Arsenal FC
12 pt
3
FC Internazionale Milano
12 pt
4
Manchester City FC
10 pt
5
Paris Saint-Germain FC
9 pt
6
Newcastle United FC
9 pt
7
Real Madrid CF
9 pt
8
Liverpool FC
9 pt
9
Galatasaray SK
9 pt
10
Tottenham Hotspur FC
8 pt

Lascia un commento

Napoli Casual Media