Certe storie nel calcio sembrano scritte per ripresentarsi al momento giusto. Quella che lega Lorenzo Pellegrini al Napoli è una di queste. Un anno fa, a gennaio, sembrava tutto pronto per l’approdo del player giallorosso all’ombra del Vesuvio. Poi arrivò il gol nel derby del 5 gennaio contro la Lazio, un colpo che cambiò la sua stagione e, forse, il suo destino immediato. Quell’esultanza, con la maglia della Roma e il pubblico dell’Olimpico ai suoi piedi, riportò il giocatore al centro del progetto capitolino. Ma il tempo, nel calcio, è una clessidra che non si ferma mai, e oggi il destino di Pellegrini torna a intrecciarsi con quello del Napoli.
La situazione in casa azzurra è chiara: tra fine dicembre e gennaio il centrocampo di Antonio Conte rischia di diventare numericamente esiguo. L’infortunio di Kevin De Bruyne ha tolto qualità, leadership e creatività alla linea mediana. Il belga resterà fuori per un periodo ancora da definire, ma certamente lungo abbastanza da rendere inevitabile una riflessione di mercato. A complicare ulteriormente la situazione c’è la Coppa d’Africa, che vedrà André-Frank Zambo Anguissa impegnato con il Camerun proprio nel cuore dell’inverno. Due assenze pesanti che riducono le rotazioni e privano Conte di due pedine fondamentali, costringendo la dirigenza a un intervento mirato. Dalle informazioni raccolte ci risulta che il 29enne sia molto più di un’idea per Giovanni Manna e il mister leccese.

Lorenzo Pellegrini: un jolly per il Napoli di Antonio Conte
Il profilo di Pellegrini si inserisce in questo contesto come una chiave tecnica e tattica di coerente. Non è un regista puro, non è un interditore, ma incarna quella figura di mezzala “ibrida” capace di dare qualità e profondità alla manovra. È un centrocampista moderno, alto (1,86), strutturato, con ottimo piede e senso della posizione. Sa inserirsi, calciare da fuori, cucire gioco e offrire un contributo nei calci piazzati. In un calcio che si muove a ritmi rapidi, Pellegrini porta un equilibrio diverso: meno esplosivo rispetto a certi colleghi, ma più leggibile nel suo modo di ordinare le giocate.
Nel centrocampo a tre che Conte è tornato a utilizzare recentemente, Pellegrini troverebbe il suo habitat naturale. La sua dimensione ideale è quella di mezzala: libero di muoversi tra le linee, di dialogare con gli esterni e di sfruttare gli spazi creati dai movimenti della punta (non disdegna il ruolo da trequartista). Con McTominay e un Lobotka, potrebbe diventare l’uomo del penultimo passaggio, colui che rompe le linee e innesca il gioco offensivo. La sua visione di gioco e la capacità di leggere il tempo dell’azione lo rendono adatto a una struttura che alterna palleggio e verticalità.
Ma Pellegrini sarebbe utile anche nel 4-1-4-1 che il Napoli ha utilizzato nelle settimane in cui De Bruyne era il perno dell’undici “continao”. In quel sistema, il romanista potrebbe interpretare uno dei due ruoli centrali nella linea a quattro, accanto a un centrocampista più difensivo o dinamico. Qui, il suo compito sarebbe più vicino a quello del belga: collegare i reparti, creare linee di passaggio, entrare in area quando l’azione si sviluppa sull’esterno. Non è un clone di De Bruyne – nessuno lo è, probabilmente – ma possiede una sensibilità tattica che gli permetterebbe di leggere le situazioni e di adattarsi con intelligenza.
La sua duttilità è un valore che piace molto a Conte, tecnico che ha sempre privilegiato giocatori in grado di interpretare più ruoli all’interno dello stesso schieramento. Pellegrini non è solo un nome di mercato: è una soluzione tattica, una carta capace di risolvere più di un problema in un momento caldo della stagione.

Lorenzo Pellegrini: la tenuta psicologica è un aspetto chiave
L’aspetto umano e psicologico, però, resta un nodo da sciogliere. Pellegrini è legato alla Roma da un sentimento profondo, ma anche da una realtà sportiva che negli ultimi mesi sembra averne parzialmente limitato il peso specifico. Sotto Ranieri non è mai stato un intoccabile. Con Gasperini, arrivato in estate per dare una nuova impronta al progetto giallorosso, la situazione non è cambiata radicalmente. Il tecnico piemontese ha impostato la squadra su ritmi altissimi e su una competizione interna feroce e Pellegrini, pur rispettato e stimato, non è sempre la prima scelta. Una situazione che apre spiragli per una cessione, soprattutto se la Roma dovesse aver bisogno di alleggerire il monte ingaggi o rinnovare ulteriormente la rosa in vista del 2026.
E così il Napoli, già l’anno scorso vicino all’affare, potrebbe tornare alla carica. All’epoca, il gol nel derby sembrò chiudere la porta; oggi, la prospettiva è diversa. Conte ha bisogno di esperienza, di qualità, di leadership silenziosa. E Pellegrini, nonostante le difficoltà di continuità, resta un giocatore abituato a prendersi responsabilità nei momenti complessi. In un gruppo già rodato potrebbe inserirsi con relativa facilità, soprattutto in un periodo in cui il Napoli rischia di dover reinventare il proprio equilibrio tattico.
La trattativa non è semplice, forse soprattutto per motivi simbolici. Ma Conte ha stima del ragazzo che non è insensibile alle sirene partenopee. La disponibilità del giocatore e l’intenzione di rilanciarsi in un contesto ambizioso potrebbero favorire l’operazione. Il Napoli, dal canto suo, dovrà scegliere se privilegiare un profilo esperto e pronto come il suo o puntare su un talento emergente come Kobbie Mainoo del Manchester United, altro nome sul taccuino di Giovanni Manna: leggi qui.

La differenza tra i due è netta: l’inglese rappresenta il futuro, con la sua corsa e la sua freschezza atletica; l’italiano, invece, offre il presente, la conoscenza del campionato e una maturità tattica che può rendere immediato l’impatto nel sistema di Conte. Molto dipenderà dalle tempistiche di recupero di De Bruyne e dall’impiego di Anguissa in Coppa d’Africa. Se entrambi dovessero mancare nel cuore dell’inverno, il Napoli non potrà permettersi di affrontare un mese di calendario fitto con un reparto centrale ridotto all’osso.
Ecco perché gennaio potrebbe davvero essere il mese del ritorno di fiamma. Pellegrini al Napoli non è solo una suggestione, ma una possibilità concreta, un’idea coerente con le esigenze tattiche e numeriche della squadra. Il destino, nel calcio, spesso trova il modo di tornare a bussare. E quando lo fa, bisogna essere pronti ad aprire la porta.