Torre del Greco sale sugli altari della cronaca per un increscioso episodio di violenza, collegato al mondo del calcio non professionistico.
Calcio disamorevole
La scorsa settimana, infatti, sulle gradinate dello stadio Liguori, durante una gara del campionato di Prima Categoria tra la Turris e l’Academy Puteolana, i tifosi di casa hanno aggredito il presidente della squadra flegrea, tra l’altro ex calciatore proprio della Turris. La follia si è scatenata quando sul finire della gara , quando la squadra in rasferta passava in vantaggio per 2 a 1Gennaro Esposito è stato soccorso e portato in ospedale per le cure del caso. Sarà operato al setto nasale nei giorni a venire. L’episodio è stato aspramente criticato anche dal sindaco della città del corallo. Luigi Mennellae dal sindaco di Pozzuoli Luigi Manzoni.Purtroppo, non è la prima volta che a Torre del Greco si registrano episodi simili.
Il più recente risale allo scorso gennaio quando ventidue persone, tutte appartenenti a gruppi organizzati di tifosi della Turris (squadra di Torre del Greco che fino allo scorso anno ha militato nel campionato di calcio di serie C, prima di essere esclusa per diverse inadempienze societarie) sono state raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Torre Annunziata su richiesta della Procura oplontina. Ad eseguire il provvedimento gli agenti del commissariato di polizia di Torre del Greco. I fatti si riferiscono a scontri verificatosi in pieno giorno fuori allo stadio e nelle strade del centro, tra opposte fazioni del tifo locale, in rottura tra loro in merito agli atteggiamenti da tenere circa la contestazione alla dirigenza locale.
All’origine un dissidio tra favorevoli e contrari all’interruzione del gemellaggio con la tifoseria della Nocerina.
Fenomeno purtroppo diffuso
Il fenomeno della violenza degli stadi coinvolge un poco tutte le Nazioni , infatti a livello internazionale, organismi come la FIFA e l’UEFA hanno emanato regolamenti stringenti che impongono alle federazioni nazionali e ai club di garantire la sicurezza negli stadi. In caso di incidenti, questi enti possono comminare sanzioni pesanti, che si aggiungono a quelle previste dalle leggi nazionali. Le pene e le squalifiche possono essere classificate in due macro-categorie: quelle a carico degli individui e quelle a carico delle società sportive.
Pene e sanzioni
Per i tifosi o qualsiasi individuo coinvolto in incidenti, le conseguenze possono essere molto gravi e di natura sia amministrativa che penale.
Squalifiche e Pene per le Società Sportive
Le società calcistiche sono ritenute responsabili della condotta dei propri tifosi e dell’organizzazione della sicurezza all’interno dei propri stadi. Le sanzioni possono essere molto pesanti e incidere significativamente sull’aspetto economico e sportivo del club.
La tendenza globale è quella di inasprire le pene e le sanzioni per garantire che gli stadi rimangano luoghi sicuri e inclusivi. La collaborazione tra federazioni, club, forze dell’ordine e anche i tifosi stessi è fondamentale per eradicare la violenza e promuovere una cultura sportiva basata sul rispetto e la correttezza.
Una violenza da combattere
Negli ultimi decenni, la violenza negli stadi, purtroppo, ha rappresentato un fenomeno preoccupante che riflette tensioni sociali più ampie e dinamiche complesse della società moderna. Questo problema, che coinvolge tifosi, istituzioni sportive e forze dell’ordine, si inserisce in un quadro più ampio di cambiamenti culturali, tecnologici e sociali che caratterizzano il nostro tempo. Tradizionalmente, lo sport, e in particolare il calcio, è stato un importante veicolo di identità, appartenenza e passione collettiva. Tuttavia, questa passione si è talvolta trasformata in comportamenti violenti, alimentati da rivalità accese, alcool, droga e dinamiche di gruppo. La modernità ha portato anche una maggiore attenzione mediatica e commerciale allo sport, ma ha evidenziato anche le sue zone d’ombra, come la violenza negli stadi.
In una società caratterizzata da rapidi cambiamenti, crisi economiche e tensioni sociali, alcune frustrazioni si riversano negli eventi pubblici come le partite. La violenza diventa così un modo, spesso irrazionale, di esprimere dissenso o di affermare superiorità, alimentata anche da fattori come l’anonimato di massa e la percezione di impunità.
L’avvento dei social media e delle tecnologie di comunicazione ha avuto un doppio ruolo: da un lato, ha facilitato la diffusione di messaggi di incitamento e di organizzazione di comportamenti violenti, dall’altro ha permesso di documentare e rendere pubblici questi eventi, aumentando la loro risonanza. Le immagini di scontri tra tifoserie o di atti vandalici vengono condivise rapidamente, alimentando ulteriori fenomeni di emulazione e di escalation.
Le autorità sportive e le forze dell’ordine si sono impegnate nel tempo per contrastare la violenza, tuttavia, il problema rimane complesso, poiché spesso si intreccia con altre forme di devianza sociale e comportamenti antisociali.
La violenza negli stadi non è solo un problema di ordine pubblico, ma anche una questione culturale e educativa. Essa mette in discussione valori fondamentali come il rispetto, la tolleranza e il senso di comunità. La sua persistenza indica anche una difficoltà nel canalizzare la passione sportiva in modo positivo, promuovendo iniziative di inclusione, educazione e dialogo tra le diverse tifoserie.
La violenza negli stadi rappresenta una sfida complessa e multifattoriale, strettamente collegata alla realtà della società moderna. Affrontarla richiede un approccio integrato che coinvolga istituzioni, società civile e le stesse tifoserie, promuovendo una cultura sportiva basata sul rispetto reciproco e sulla solidarietà. Solo così sarà possibile trasformare i luoghi di passione in spazi di aggregazione positiva, contribuendo a ridurre la violenza e a valorizzare il vero senso dello sport.