“Avete meno scudetti della Pro Vercelli”. Quante volte avete letto questa massima in relazione ai tifosi del Napoli, rei di esultare per una vittoria? Come se esistesse una graduatoria che permette a qualcuno di giubilare in base alla pinguedine della bacheca. Hai vinto tanto? Semaforo verde: puoi gioire. Hai vinto poco? Stop, arriva la polizia del tifo ad sollevare sanzione. In questo teatro dell’assurdo la Pro Vercelli, non si sa nemmeno perché, è diventata il benchmark da osservare.
Sette sono i titoli vinti dalla squadra piemontese. Tutti ottenuti tra il 1908 e il 1922. L’ultimo, dunque, quattro anni prima che il Napoli si iscrivesse alla Serie A. In quel particolare periodo storico la categoria non era ciò che conosciamo adesso. Era un torneo meno strutturato, quasi amatoriale, poiché c’era ben poco delle realtà che oggi animano la tenzone sportiva. Esisteva il Genoa, la Juventus non era la schiacciasassi che sarebbe diventata. C’era il Milan, l’Inter sarebbe arrivata nel 1908. Del Napoli nessuna traccia in una proto-competizione, un campionato embrionale, che il team vercellese dominava battendo chi oggi lancia strali su di noi.
C’è un dato curioso che fotografa quelle stagioni in bianco e nero, in ogni senso. L’avversario più sentito della Pro Vercelli era il Casale Monferrato, detto semplicemente Casale. Squadra che scelse di abbigliarsi di nero proprio per opporsi al bianco vercellese. Un team che seppe vincere anche un titolo. Una rivalità tra piccole realtà geografiche che rubava l’interesse alle grandi capitali economiche del nord: Milano, Torino e Genova. Una dinamica che si svolgeva mentre il Napoli, per come lo conosciamo oggi, era solo un abbozzo di idea nella mente di Giorgio Ascarelli.
Verrebbe da dire, provocatoriamente, amici strisciati (etichetta di comodo, che non vuole avere attribuzioni offensive), ma se in quegli anni faticavate a battere una realtà così piccola, quale sarebbe la nostra colpa se nemmeno c’eravamo? A qualche un po’ troppo accalorato amico nerazzurro, che oggi adombra complotti parlando di Pulcinella League, suggerirei di osservare come, proprio a scapito della Pro Vercelli, hanno vinto il titolo 1909-1910.
La verità è che citare la Pro Vercelli, se un poco conoscete la storia del pallone, è un clamoroso autogol. E, in ogni caso, è una stupidaggine concettuale tramite la quale si vuole attribuire ai titoli in bacheca la facoltà di potersi esprimere e gioire. Una concezione tipica di anni in cui ci si è convinti che quantità sia necessariamente sinonimo di qualità. Un po’ quello che accade nella musica. Se i Maneskin vendono più dischi dei King Crimson non significa che siano musicisti più abili o che siano songwriter migliori. E nemmeno che gli appassionati dei primi siano moralmente superiori ai conoscitori dei secondi.
Non abbiamo la pretesa di voler convincere qualcuno, certe sovrastrutture sono difficili da erodere. In ogni caso, tra i Lunapop (non si offendano membri e fan) e gli Änglagård preferisco sempre i secondi. E se non li conoscete il problema è vostro.