Il Napoli si ritrova in una situazione di piena emergenza nel cuore del campo. All’infortunio di Kevin De Bruyne, che resterà fuori ancora qualche mese, si è aggiunto lo stop muscolare di André-Frank Zambo Anguissa, costretto a interrompere la preparazione con la nazionale camerunense. Le prime valutazioni mediche parlano di uno stop di alcune settimane (oggi previsti esami più approfonditi, ndr), ma la preoccupazione principale riguarda la gestione dei carichi nel periodo successivo alla sosta, quando la squadra di Antonio Conte dovrà affrontare un calendario particolarmente impegnativo.
Tra Serie A, Coppa Italia e Champions League, infatti, il Napoli si troverà di fronte a un blocco di partite contro avversarie di primo piano in un arco di tempo ridotto. Per Conte, la perdita simultanea del suo giocatore più creativo (De Bruyne) e di quello più fisico e dinamico (Anguissa) rappresenta un problema strutturale, che incide sia sulla costruzione che sulle fasi di transizione.
Un assetto da ricostruire
Il sistema base di Conte visto a inizio anno, il 4-1-4-1 con Lobotka vertice basso, McTominay più largo e De Bruyne a svariare per trovare di volta in volta la posizione più consona alla sua classe e alla sua visione di gioco, si reggeva sull’equilibrio garantito proprio da Anguissa: il camerunense era il principale riferimento per le uscite in pressione e la copertura delle mezze zone. La sua assenza, unita a quella di De Bruyne, impone al tecnico un doppio intervento: ridefinire i compiti nella costruzione bassa e trovare nuove connessioni offensive tra i reparti.
La prima risposta di Conte all’infortunio del belga è stata un ritorno al 4-3-3. Con l’infortunio del camerunense, Conte dovrà fare ulteriori valutazioni e iniziare a considerare anche chi non ha avuto possibilità fino a questo momento: una risorsa interna come Antonio Vergara. Oltre, ovviamente, a considerare Elmas un mediano e non più un esterno offensivo come successo nelle ultime uscite.

Antonio Vergara: caratteristiche e collocazione tattica
Antonio Vergara, classe 2003, è un centrocampista offensivo mancino cresciuto nel vivaio azzurro e reduce da una stagione di alto rendimento con la Reggiana in Serie B (32 presenze, 5 gol, 6 assist). Il suo profilo tecnico lo rende adatto a un impiego in più zone del campo: può agire da mezzala, da trequartista o, in determinate fasi di partita, da esterno offensivo a piede invertito.
Le sue principali qualità sono la visione di gioco e la capacità di collegare i reparti con passaggi interni rapidi. Ha una buona sensibilità nel primo controllo e un orientamento del corpo che gli consente di ricevere anche spalle alla porta. A differenza di altri profili più “posizionali”, Vergara tende a muoversi tra le linee, cercando linee di passaggio verticali o combinazioni rapide con gli attaccanti.
Dal punto di vista fisico, non offre la stessa capacità di copertura di Anguissa, ma garantisce mobilità e un contributo costante nel pressing iniziale, caratteristica che Conte considera imprescindibile. Proprio per questo il tecnico lo ha voluto trattenere in rosa dopo i ritiri di Dimaro e Castel di Sangro, valutandolo come elemento utile in prospettiva di rotazione.
Gestione delle rotazioni e impatto sull’assetto
L’indisponibilità contemporanea di due titolari apre inevitabilmente una questione di minutaggio. In una fase di sovraccarico competitivo, Conte dovrà distribuire i carichi con intelligenza: McTominay e Lobotka saranno quasi certamente gli insostituibili, mentre Gilmour ed Elmas potrebbero essere chiamati a un lavoro più profondo, arretrando di qualche metro in fase di possesso per facilitare l’uscita dal basso.
Vergara potrebbe rappresentare un’opzione nelle rotazioni interne, soprattutto nelle gare in cui il Napoli dovrà gestire i ritmi e trovare soluzioni tra le linee piuttosto che imporsi sul piano fisico. Il suo impiego non dovrebbe essere immediato, ma graduale, con inserimenti progressivi in contesti tatticamente controllati.
In alternativa, Conte potrebbe valutare altri rimaneggiamenti tattici come una mediana a due e un assetto più offensivo sfruttando la batteria di esterni a disposizione. Ma queste sono pure congetture; concetti che sarà lo scafato trainer salentino a ponderare e, eventualmente, ad approntare.

Un test per la profondità della rosa
La contemporanea assenza di De Bruyne e Anguissa rappresenta l’ennesimo stress test per il Napoli di Conte in una stagione finora travagliata sul fronte infortuni. Il tecnico dovrà dimostrare che la squadra può mantenere competitività anche senza i suoi riferimenti tecnici e fisici principali.
L’inserimento graduale di Antonio Vergara non è solo una scelta di emergenza, ma anche una verifica della qualità del lavoro fatto nel settore giovanile. Il suo utilizzo in rotazione potrebbe consentire al Napoli di mantenere intensità senza snaturare i principi di gioco: verticalità e partecipazione corale al recupero palla.
In un momento critico per la mediana, Conte dovrà bilanciare immediatezza dei risultati e sviluppo delle alternative. L’eventuale impiego di Vergara sarà, in questo senso, una scelta ponderata: non un azzardo, ma una necessità tecnica che il campo potrà trasformare in opportunità di crescita per il gruppo.