Alessandro Buongiorno

Alessandro Buongiorno: il ritorno del difensore moderno che mancava al Napoli

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Scritto da Diego Catalano

11 Ottobre 2025

Ci siamo, Alessandro Buongiorno è prossimo al rientro. Contro la sua ex squadra il difensore Piemontese dovrebbe ritornare nella lista dei convocati. Una notizia ottima che rappresenta molto più di un semplice recupero dall’infermeria per il Napoli di Antonio Conte. Anche se il Mister ha trovato soluzioni valide nel periodo della sua assenza (Beukema e Jesus si sono comportati egregiamente, meno Marianucci che ha pagato il debutto col botto, a Milano), il calciatore è una colonna del roster azzurro poiché incarna perfettamente l’evoluzione del ruolo del centrale nella filosofia calcistica contemporanea, dove la capacità di difendere alto diventa prioritaria rispetto alla mera reattività da marcatore semplice.

La difesa alta come principio tattico fondamentale

Nel calcio moderno, la compattezza tra i reparti è diventata quasi un dogma tattico. Mantenere la linea difensiva tra i 35 e i 45 metri dalla propria porta è una necessità strategica che condiziona l’intera economia gestionale di una squadra. Comprimere gli spazi centrali significa ridurre le distanze tra difesa e centrocampo, limitando così la capacità avversaria di giocare tra le linee e inserirsi negli spazi più pericolosi. Una squadra corta facilita il pressing alto perché i difensori diventano il primo elemento di una pressione collettiva, capace di recuperare palla in zone del campo dove la riconquista si trasforma immediatamente in opportunità offensiva.

Buongiorno eccelle proprio in questa dimensione. La sua lettura anticipatoria e il tempismo negli interventi gli consentono di posizionarsi molto spesso a ridosso della metà campo, dando riferimenti sicuri ai compagni e permettendo alla squadra di occupare territorialmente la metà campo avversaria. È il tipo di difensore che Conte cerca quando vuole imporre il proprio calcio dominante, quello che sa reagire e che, quando è necessario, non disegna di staccarsi ulteriormente proponendosi in fase d’attacco. L’azione del gol all’ultimo istante contro il Cagliari è emblema di questa propensione. 

Alessandro Buongiorno 1

Alessandro Buongiorno e l’arte dell’uno contro uno: il coraggio diventa tecnica

Qui emerge la vera differenza tra un difensore tradizionale e uno moderno, tra chi subisce il calcio contemporaneo e chi lo interpreta. Quando si difende alto, gli attaccanti avversari ricevono palla sapendo che i difensori hanno tanto campo da coprire alle spalle: è una conseguenza inevitabile di questa scelta tattica. Buongiorno non solo non teme queste situazioni, ma le gestisce con una combinazione rara di attributi fisici, tecnici e mentali che lo rendono uno dei centrali più affidabili del campionato italiano.

Velocità e accelerazione sono fondamentali per recuperare sui palloni giocati in profondità. La rapidità sui primi metri gli permette di chiudere gli spazi prima che l’attaccante prenda il controllo totale del duello, annullando così il vantaggio iniziale dell’avversario. Ma non è solo una questione di gambe: Buongiorno mantiene una postura difensiva tatticamente impeccabile che si sposa con un’aggressività calibrata con intelligenza: non si butta mai scompostamente nell’intervento, ma accompagna l’attaccante verso zone meno pericolose o verso l’esterno del campo, aspettando il momento giusto per intervenire. Usa il corpo per condizionare le traiettorie di corsa avversarie senza commettere falli, elemento determinante quando si difende in campo aperto.

Accettare gli uno contro uno è una questione di coraggio tanto quanto di capacità tecnica. Molti difensori, pur tecnicamente validi, preferiscono retrocedere, cercare la copertura del compagno o scortare l’avversario verso la propria area dove il rischio è distribuito su più giocatori. Buongiorno invece si assume la responsabilità del duello individuale, consapevole che vincerlo significa non solo neutralizzare l’azione pericolosa, ma spesso creare una superiorità numerica immediata in fase di ripartenza.

Questo approccio ha un valore tattico enorme perché libera i compagni da responsabilità difensive preventive. Se i centrocampisti sanno che alle loro spalle c’è un difensore capace di gestire autonomamente le transizioni negative, possono osare di più in fase di possesso e pressione, senza doversi preoccupare costantemente di rientrare a protezione. È un effetto domino che si propaga su tutti i reparti: gli esterni possono spingere con maggiore continuità, i mediani possono verticalizzare con meno timori, gli attaccanti possono pressare i difensori avversari sapendo che eventuali palle scavalcate verranno gestite.

Calcio propositivo: quando la difesa diventa punto di partenza

Il calcio propositivo, quello che Antonio Conte vuole vedere dal suo Napoli in questa stagione, come ha sottolineato sin dalla prima conferenza di Dimaro, inizia necessariamente dalla capacità di difendere avanti. Una squadra che arretra costantemente concede iniziativa all’avversario che guadagna progressivamente fiducia e campo, riduce la profondità disponibile per le proprie ripartenze e aumenta pericolosamente le distanze tra i reparti, rendendo difficile il fraseggio e le combinazioni che caratterizzano le squadre di qualità.

Con Buongiorno in campo, il Napoli può mantenere gli attaccanti maggiormente nella metà campo avversaria. Può recuperare palla in zone avanzate, da cui è statisticamente molto più probabile creare occasioni da gol. Può esprimere un calcio dominante che impone il proprio ritmo, che trasforma la partita in un assedio prolungato nella metà campo avversaria piuttosto che in una battaglia di transizioni frenetiche.

Non è un aspetto secondario: Buongiorno offre anche qualità tecniche importanti in fase di impostazione. Possiede un mancino abbastanza educato e una pulizia tecnica che lo rende affidabile anche sotto pressione avversaria. In un calcio dove i difensori devono essere i primi costruttori di gioco, dove il palleggio inizia dai centrali per superare la prima linea di pressing, questo aspetto completa il profilo del difensore moderno e lo rende ancora più prezioso nel sistema di Conte che dunque può gioire per il suo recupero.

Alessandro Buongiorno

Alessandro Buongiorno – Il fattore tempo: un’assenza che pesa

L’infortunio che ha tenuto Buongiorno lontano dai campi non ha solo privato il Napoli di un titolare, ma ha costretto Conte a compromessi tattici che si sono visti soprattutto a San Siro, con un Milan inizialmente molto aggressivo che ha approfittato di un Napoli privo di un difensore che sapesse recuperare nell’uno contro uno. Il ritorno di Buongiorno permetterà a Conte di alzare definitivamente il baricentro senza compromettere la solidità difensiva, di riprendere quella compattezza tra i reparti che caratterizza le sue migliori squadre, di liberare i centrocampisti da compiti di copertura eccessivi. In un campionato dove le squadre di vertice dominano territorialmente e statisticamente gli avversari, avere un difensore che accetta e vince i duelli individuali in campo aperto non è un lusso stilistico ma una necessità strategica per chi ambisce a competere per il titolo.

Il ritorno di Buongiorno, in conclusione, rappresenta per il Napoli e per Conte un tassello fondamentale nel mosaico tattico che il tecnico sta provando a portare avanti in questo campionato. La sua presenza trasforma la difesa da ultima diga passiva a primo elemento attivo di una squadra che vuole aggredire lo spazio, controllare il gioco e vincere le partite imponendo la propria idea di calcio. Il Napoli ritrova non solo un giocatore, ma un principio tattico fondamentale per le ambizioni di Conte.


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Partenopeo, misantropo, progger talebano
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Ci siamo, Alessandro Buongiorno è prossimo al rientro. Contro la sua ex squadra il difensore Piemontese dovrebbe ritornare nella lista dei convocati. Una notizia ottima che rappresenta molto più di un semplice recupero dall’infermeria per il Napoli di Antonio Conte. Anche se il Mister ha trovato soluzioni valide nel periodo della sua assenza (Beukema e Jesus si sono comportati egregiamente, meno Marianucci che ha pagato il debutto col botto, a Milano), il calciatore è una colonna del roster azzurro poiché incarna perfettamente l’evoluzione del ruolo del centrale nella filosofia calcistica contemporanea, dove la capacità di difendere alto diventa prioritaria rispetto alla mera reattività da marcatore semplice.

La difesa alta come principio tattico fondamentale

Nel calcio moderno, la compattezza tra i reparti è diventata quasi un dogma tattico. Mantenere la linea difensiva tra i 35 e i 45 metri dalla propria porta è una necessità strategica che condiziona l’intera economia gestionale di una squadra. Comprimere gli spazi centrali significa ridurre le distanze tra difesa e centrocampo, limitando così la capacità avversaria di giocare tra le linee e inserirsi negli spazi più pericolosi. Una squadra corta facilita il pressing alto perché i difensori diventano il primo elemento di una pressione collettiva, capace di recuperare palla in zone del campo dove la riconquista si trasforma immediatamente in opportunità offensiva.

Buongiorno eccelle proprio in questa dimensione. La sua lettura anticipatoria e il tempismo negli interventi gli consentono di posizionarsi molto spesso a ridosso della metà campo, dando riferimenti sicuri ai compagni e permettendo alla squadra di occupare territorialmente la metà campo avversaria. È il tipo di difensore che Conte cerca quando vuole imporre il proprio calcio dominante, quello che sa reagire e che, quando è necessario, non disegna di staccarsi ulteriormente proponendosi in fase d’attacco. L’azione del gol all’ultimo istante contro il Cagliari è emblema di questa propensione. 

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Alessandro Buongiorno e l’arte dell’uno contro uno: il coraggio diventa tecnica

Qui emerge la vera differenza tra un difensore tradizionale e uno moderno, tra chi subisce il calcio contemporaneo e chi lo interpreta. Quando si difende alto, gli attaccanti avversari ricevono palla sapendo che i difensori hanno tanto campo da coprire alle spalle: è una conseguenza inevitabile di questa scelta tattica. Buongiorno non solo non teme queste situazioni, ma le gestisce con una combinazione rara di attributi fisici, tecnici e mentali che lo rendono uno dei centrali più affidabili del campionato italiano.

Velocità e accelerazione sono fondamentali per recuperare sui palloni giocati in profondità. La rapidità sui primi metri gli permette di chiudere gli spazi prima che l’attaccante prenda il controllo totale del duello, annullando così il vantaggio iniziale dell’avversario. Ma non è solo una questione di gambe: Buongiorno mantiene una postura difensiva tatticamente impeccabile che si sposa con un’aggressività calibrata con intelligenza: non si butta mai scompostamente nell’intervento, ma accompagna l’attaccante verso zone meno pericolose o verso l’esterno del campo, aspettando il momento giusto per intervenire. Usa il corpo per condizionare le traiettorie di corsa avversarie senza commettere falli, elemento determinante quando si difende in campo aperto.

Accettare gli uno contro uno è una questione di coraggio tanto quanto di capacità tecnica. Molti difensori, pur tecnicamente validi, preferiscono retrocedere, cercare la copertura del compagno o scortare l’avversario verso la propria area dove il rischio è distribuito su più giocatori. Buongiorno invece si assume la responsabilità del duello individuale, consapevole che vincerlo significa non solo neutralizzare l’azione pericolosa, ma spesso creare una superiorità numerica immediata in fase di ripartenza.

Questo approccio ha un valore tattico enorme perché libera i compagni da responsabilità difensive preventive. Se i centrocampisti sanno che alle loro spalle c’è un difensore capace di gestire autonomamente le transizioni negative, possono osare di più in fase di possesso e pressione, senza doversi preoccupare costantemente di rientrare a protezione. È un effetto domino che si propaga su tutti i reparti: gli esterni possono spingere con maggiore continuità, i mediani possono verticalizzare con meno timori, gli attaccanti possono pressare i difensori avversari sapendo che eventuali palle scavalcate verranno gestite.

Calcio propositivo: quando la difesa diventa punto di partenza

Il calcio propositivo, quello che Antonio Conte vuole vedere dal suo Napoli in questa stagione, come ha sottolineato sin dalla prima conferenza di Dimaro, inizia necessariamente dalla capacità di difendere avanti. Una squadra che arretra costantemente concede iniziativa all’avversario che guadagna progressivamente fiducia e campo, riduce la profondità disponibile per le proprie ripartenze e aumenta pericolosamente le distanze tra i reparti, rendendo difficile il fraseggio e le combinazioni che caratterizzano le squadre di qualità.

Con Buongiorno in campo, il Napoli può mantenere gli attaccanti maggiormente nella metà campo avversaria. Può recuperare palla in zone avanzate, da cui è statisticamente molto più probabile creare occasioni da gol. Può esprimere un calcio dominante che impone il proprio ritmo, che trasforma la partita in un assedio prolungato nella metà campo avversaria piuttosto che in una battaglia di transizioni frenetiche.

Non è un aspetto secondario: Buongiorno offre anche qualità tecniche importanti in fase di impostazione. Possiede un mancino abbastanza educato e una pulizia tecnica che lo rende affidabile anche sotto pressione avversaria. In un calcio dove i difensori devono essere i primi costruttori di gioco, dove il palleggio inizia dai centrali per superare la prima linea di pressing, questo aspetto completa il profilo del difensore moderno e lo rende ancora più prezioso nel sistema di Conte che dunque può gioire per il suo recupero.

Alessandro Buongiorno

Alessandro Buongiorno – Il fattore tempo: un’assenza che pesa

L’infortunio che ha tenuto Buongiorno lontano dai campi non ha solo privato il Napoli di un titolare, ma ha costretto Conte a compromessi tattici che si sono visti soprattutto a San Siro, con un Milan inizialmente molto aggressivo che ha approfittato di un Napoli privo di un difensore che sapesse recuperare nell’uno contro uno. Il ritorno di Buongiorno permetterà a Conte di alzare definitivamente il baricentro senza compromettere la solidità difensiva, di riprendere quella compattezza tra i reparti che caratterizza le sue migliori squadre, di liberare i centrocampisti da compiti di copertura eccessivi. In un campionato dove le squadre di vertice dominano territorialmente e statisticamente gli avversari, avere un difensore che accetta e vince i duelli individuali in campo aperto non è un lusso stilistico ma una necessità strategica per chi ambisce a competere per il titolo.

Il ritorno di Buongiorno, in conclusione, rappresenta per il Napoli e per Conte un tassello fondamentale nel mosaico tattico che il tecnico sta provando a portare avanti in questo campionato. La sua presenza trasforma la difesa da ultima diga passiva a primo elemento attivo di una squadra che vuole aggredire lo spazio, controllare il gioco e vincere le partite imponendo la propria idea di calcio. Il Napoli ritrova non solo un giocatore, ma un principio tattico fondamentale per le ambizioni di Conte.


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