I campioni, quelli veri, rispondono quando intorno il brusio della critica si trasforma in cori stonati e stordenti. Ieri Kevin De Bruyne è salito in cattedra con giocate d’élite e con due assist di rara pregevolezza. È il primo, però, che si staglia su una partita fino a quel momento difficile e che l’asso belga decide di cambiare.
Napoli – Sporting Lisbona. Nell’azione del primo gol del c’è la sintesi della carriera di De Bruyne: intelligenza tattica, fisico, visione di gioco, precisione chirurgica nel passaggio chiave. Rivedere la costruzione della manovra è roba che sollazza la vista e appaga la voglia di bello. Non bisogna soffermarsi sul passaggio chiave per Rasmus Hojlund che è bravo a sistemarsela e a insaccare, ma su come si arriva a quel momento e soprattutto perché il belga fa certe cose anziché altre.
Anatomia di una giocata alla Kevin De Bruyne
Riavvolgiamo il nastro. Minuto 36. Lo Sporting è in proiezione offensiva. Lobotka, in area, ruba una palla che Anguissa gestisce in scivolata sottraendola al nuovo possesso lusitano. Ed è lì che si attiva l’ex Manchester City che riceve, la pettina di destro e si lancia verso la metà campo avversaria. Ma senza avventarsi. De Bruyne supera la prima pressione con un dribbling e, avvedutosi che un avversario stava rinculando per il contrasto vincente, si appoggia all’indietro su Anguissa che gliela ridà di prima.
È questo il momento in cui il centrocampista parte realmente. Si infila tra due calciatori che non riescono a tenerlo, la controlla tre volte di destro e la dà a Hojlund quando si trova nel cerchio di centrocampo. Un passaggio calibrato, con la giusta velocità. Col “contagiri” come si usa dire. Il danese è bravo a controllarla in corsa e a uccellare Rui Silva.
Kevin De Bruyne, lo conoscete davvero?
In questo avvio di campionato se ne sono lette tante sul biondino di Drongen. Critiche sulla forma fisica (smentite da tutte le metriche sui chilometri corsi in partita), dubbi sulla sua voglia di Napoli e persino osservazioni sull’incapacità di replicare quelle giocate che l’hanno reso quello che la storia lo descrive essere. E se il problema fosse un altro? Se Kevin, in fondo, non fosse così noto come invece si strombazza ai quattro venti?
YouTube – a proposito, iscrivetevi al nostro canale (link) – è una grande risorsa, ma contestualmente rischia di diventare un amico che ci manda fuori strada. Chi di voi, alzi la mano, non ha passato l’estate intera a spulciare “il tubo” per ammirare le giocate dell’ex capitano del City? Tutti ci siamo riempiti gli occhi da cotante gaudenti immagini, ma forse non si è ben compreso quelli che sono compendi, sintesi, estrapolazioni da contesti. Un qualsiasi player non si può né si deve “pesare” in questo modo, altrimenti anche un Edu Vargas rischiava di passare per un Ronaldo (il Fenomeno, non la versione ingelatinata che ora gioca in un campionato marginale).
De Bruyne, per caratteristiche e natura, è un calciatore che spesso forza la giocata perché vede spazi che gli altri non leggono immediatamente. Ecco che alcuni passaggi non arrivano al destinatario. È accaduto alle dipendenze di Pellegrini e Guardiola, succede ora con Conte. A Milano, Kevin, ne ha “ciccati” due o tre in pochi minuti. Cosa che è servita a qualcuno per montare un caso con affermazioni sbilenche che si riferivano alla luce del genio spenta inesorabilmente. Cavolate! Il De Bruyne partenopeo, con i distinguo tattici del caso, è esattamente quello inglese. Nella visione del gioco e nella delicatezza di palleggio. Certi errori non sono frutto di un’esagerazione stilistica, sono un corredo a quel modo di interpretare il calcio che lo ha reso uno dei centrocampisti più forti degli ultimi tre lustri.
Sottolineare le partite sotto tono è lecito e deontologicamente corretto. Abusare con i rimproveri è invece sbagliato, specie se non si riesce a interrogare la storia. Benedetto Croce scrive “la critica è un fucile molto bello, ma deve sparare raramente”. Negli ultimi tempi, invece, il mortale strumento ha posto pallottole a raffica. Colpi che, però, non sono andati a bersaglio; bossoli che restano sul selciato ma che non recidono il filo immaginario con chi li ha sparati con troppa violenza verbale e poco costrutto.
Napoli – Sporting Lisbona ci ha restituito un Kevin De Bruyne che non era mai andato via per chi lo ama e lo conosce. Un tuttocampista, un calciatore totale, un leader apparentemente silenzioso ma che, quando serve, sa emettere parole pesanti: “Sono un vincente, voglio fare la differenza”. Facciamola anche noi raccontando i fatti.
Crediti foto: SSC Napoli