Dal ritiro della nazionale slovacca, Stanislav Lobotka ha tracciato un ritratto di Kevin De Bruyne che va oltre le qualità tecniche del campione belga, mettendo in luce la sua umiltà e l’importanza cruciale per il Napoli.
“Kevin è un grande professionista. È venuto con un atteggiamento molto umile, non si comporta mai come una stella, non guarda nessuno dall’alto in basso. Si è subito messo a disposizione del gruppo e dell’allenatore”, racconta Lobotka. Già dalle prime settimane in azzurro, De Bruyne ha impressionato per il suo approccio: disponibile, serio, pronto a rispettare le indicazioni di Antonio Conte, anche quando la preparazione era più intensa di quanto avesse mai sperimentato in carriera.

“Gli ho detto: ‘Tu hai avuto Guardiola, e ora hai Conte. Sono due mondi completamente diversi’. E lui si è messo a ridere: ‘In dieci anni al City non ho mai corso così tanto’. Gli ho risposto: ‘Allora complimenti, benvenuto all’inferno’”, racconta Lobotka, ricordando come il belga abbia affrontato senza lamentele il carico fisico e mentale imposto dal tecnico italiano.
Ciò che colpisce, secondo lo slovacco, non è solo la qualità del gioco di De Bruyne, ma la sua costanza e dedizione: “Non si è mai lamentato. Anche se era stanco morto, non diceva niente, faceva tutto quello che gli veniva chiesto, e al cento per cento. È uno che non cerca mai scuse, non chiede pause, non dice ‘sono vecchio’, niente di tutto questo. Con la carriera che ha avuto, potrebbe anche allenarsi a metà, ma lui no, va sempre a tutta”.
Lobotka sottolinea anche l’impatto umano e tattico di De Bruyne: “Quando hai uno come lui vicino, tutto è più facile. Vede il gioco prima degli altri, ha un tocco perfetto, e anche quando sbaglia, sbaglia in modo intelligente. A volte basta che ci guardiamo e già sappiamo cosa fare. È una sensazione bellissima, perché capisci che giochi con uno che pensa come te, e che puoi fidarti ciecamente”.
Ma non manca l’ironia e la leggerezza: “Una volta durante l’allenamento Conte gli ha detto: ‘Non così, Kevin, devi muoverti più avanti’. E lui ha risposto: ‘Mister, io mi muovo quando il corpo me lo permette’. Tutti hanno riso, anche Conte, anche se cercava di restare serio”.

In questo ritratto emerge un aspetto spesso trascurato: l’umiltà di un campione che, pur avendo conquistato tutto, mette il bene della squadra davanti alla propria gloria personale. Ed è proprio questa attitudine a rendere De Bruyne un elemento insostituibile per il Napoli, la cui mancanza a causa dell’infortunio si fa sentire sia in campo che nello spogliatoio.
Il Napoli, che sta affrontando un momento delicato della stagione, sente la necessità del suo faro creativo: un giocatore capace di leggere il gioco prima di tutti, di trascinare i compagni con il suo esempio silenzioso e di dare quella sicurezza tattica e tecnica che può fare la differenza nei momenti chiave. Lobotka lo sintetizza così: “Non so se io al suo posto avrei avuto la forza di venire qui, sotto Conte, con questi carichi di lavoro”. E aggiunge, sorridendo: “Forse se potessi scegliere, andrei in Arabia o in America”. Kevin De Bruyne, invece, è qui, e il Napoli sente tutta la sua mancanza.
