Sì, è una circostanza fortuita. Quando c’è il doppio impegno – non si sa bene perché – il Napoli decide di offrire una sola conferenza stampa settimanale. E quella si è tenuta prima del match disastroso giocato contro il PSV Eindhoven. Cartuccia sparata, slot occupato. Quindi non sentiremo il “verbo contiano” alla porte del delicatissimo incontro casalingo contro un’ambiziosa Inter in rampa di lancio dopo un avvio balbettante. Ma è davvero un male non ascoltare le considerazioni del mister?
Forse no. Ci sono momenti in cui le parole rischiano di diventare un boomerang e questo, per il Napoli, è uno di quegli attimi. Dopo due sconfitte consecutive e un clima che – secondo certe voci – si starebbe facendo pesante nello spogliatoio, la cosa più saggia che l’ambiente azzurro possa fare è una sola: tacere. Stare in silenzio e lavorare. A testa bassa.
Napoli: un silenzio terapeutico
Quando si apre il vaso delle interpretazioni, ogni sillaba detta o non detta diventa materia per i processi mediatici. Illazioni, “fonti interne”, dietrologie da bar sport che prendono il sopravvento. Le dichiarazioni di Antonio Conte post Champions, in cui c’è stato qualche accenno a possibili tensioni, hanno subito acceso la miccia. In un contesto rovente come quello partenopeo, in cui ogni parola pesa come i faraglioni capresi e ogni silenzio viene letto come un segnale, il rischio di travisare è altissimo. Salvifico è lo stop verbale, quindi.
La verità è che il Napoli oggi ha bisogno di concretezza, non di interpretazioni. L’esegesi lasciamola ai saggisti. Adesso il gruppo azzurro ha bisogno di far parlare il campo, non le voci. Ogni uscita, ogni spiffero, ogni presunto sguardo storto tra un giocatore e un altro non fa che alimentare un fuoco che andrebbe, invece, soffocato.
Conte lo sa bene: la sua forza è sempre stata quella di ricompattare il gruppo, di fare muro contro tutto e tutti. E proprio ora serve tornare a quella mentalità, quella del “noi contro il mondo”. Il Napoli non ha bisogno di dichiarazioni roboanti o di smentite pubbliche: ha bisogno di vincere una partita, la partita. Deve ritrovare un’identità, necessita di restituire al campo la centralità che gli spetta.
Il chiacchiericcio è l’ossigeno dei momenti difficili, ma anche il loro veleno. Lasciamo che siano i risultati a parlare, non le indiscrezioni. Perché nel calcio, e forse anche nella vita, quando il rumore diventa troppo forte, l’unica risposta possibile è il silenzio. E a volte, quel silenzio, vale più di mille conferenze stampa.
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