La domanda probabilmente risulterà scomoda ma quanto mancherà Frank Anguissa durante i mesi in cui sarà lontano per rispondere alla chiamata del Camerun in Coppa d’Africa? La risposta, a giudicare da quanto visto allo Stadio Del Mare di Lecce è semplice: moltissimo. In una partita carica di trappole e insidie, una di quelle in cui il Napoli aveva tutto da perdere, Anguissa si è confermato il baluardo imprescindibile di questa squadra. Solido, lucido, sempre nel vivo del gioco: un faro acceso nella notte, per dirla con le parole di Antonio Conte, “con la spina sempre attaccata”. La sua presenza in campo trasmette equilibrio, intensità, identità.
Il Napoli, intanto, riesce a dare continuità dopo il successo contro l’Inter. Non è ancora la squadra “sul pezzo” che Conte pretende – troppe ancora le ingenuità nella gestione del pallone – ma qualcosa, finalmente, si muove. Per larghi tratti della gara si sono rivisti quei meccanismi codificati, quelle trame di gioco che erano svanite nelle ultime settimane. La manovra è tornata più fluida, la squadra meno statica, meno prevedibile. Segnali incoraggianti, insomma.
Buone le prove anche di Elmas e Lang, entrambi apparsi più dentro il progetto tecnico. Per quanto concerne Lorenzo Lucca sembra proseguire sulla scia del primo tempo di Eindhoven. Sotto la guida di Conte, i progressi sono visibili: il giovane attaccante deve ancora affinare il lavoro sul corpo, sulla gestione del pallone e – soprattutto – ritrovare fiducia nei propri mezzi. Il percorso dev’essere ancora completato, ma la direzione sembra essere quella giusta.
In tutto questo, però, resta una consapevolezza: Anguissa è l’anima fisica e mentale di questo Napoli. La sua assenza, durante la Coppa d’Africa, rappresenterà un banco di prova severo. Conte dovrà reinventare equilibri e dinamiche, sperando che la squadra abbia ormai assorbito abbastanza del suo spirito da poter camminare, almeno per un po’, senza il suo faro acceso.
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