Notte di tensione in Olanda per i tifosi del Napoli, con circa 180 ultras partenopei arrestati a Eindhoven nelle ore che precedono la sfida di Champions League contro il PSV. Secondo le autorità locali, i fermi sarebbero avvenuti “per prevenire disordini”, ma dietro la motivazione ufficiale si nasconde un contesto più complesso, dove le dinamiche tra tifoserie e vecchi gemellaggi hanno avuto un peso determinante.
Le forze dell’ordine olandesi hanno operato fermi preventivi, giustificati come misura di sicurezza per evitare contatti tra le due fazioni, ma la realtà parla anche di un clima di forte diffidenza reciproca. Non è un mistero, infatti, che Napoli e Feyenoord siano su posizioni di vicinanza, mentre PSV e Inter (storica rivale dei partenopei con una lunga serie di episodi di cronaca sfociati nella morte di Daniele Belardinelli, Ultras varesotto vicino alla tifoseria nerazzurra) condividono un legame consolidato. Un dettaglio tutt’altro che marginale, che con ogni probabilità ha contribuito a far crescere l’allerta attorno alla trasferta partenopea.
I fatti si sono concentrati nel quartiere di Fuutlaan, dove i tifosi del Napoli sono stati circondati e bloccati prima di essere condotti alla stazione di polizia di Mathildelaan per gli interrogatori. Dalle ricostruzioni olandesi, non risultano contatti diretti tra le tifoserie, ma soltanto un rifiuto da parte dei napoletani di lasciare il centro cittadino nonostante le richieste della polizia.
La tensione era palpabile già alla vigilia: il sindaco Jeroen Dijsselbloem aveva dichiarato Eindhoven “zona di sicurezza ad alto rischio”, consentendo così perquisizioni preventive e interventi immediati da parte delle forze dell’ordine. In pratica, un dispositivo straordinario che ha lasciato la polizia libera di agire senza necessità di un pretesto specifico.
Alcuni dei fermati, riferiscono le agenzie, erano sprovvisti di biglietto e con ogni probabilità non potranno assistere alla partita. Tuttavia, il modo in cui le autorità olandesi hanno gestito la situazione lascia più di un interrogativo aperto: la sensazione è che, più che una reale emergenza di ordine pubblico, si sia voluto prevenire a tutti i costi l’incontro tra due tifoserie “nemiche per gemellaggio”, con un’azione preventiva dal sapore politico oltre che sportivo.
Questo episodio arriva a pochi giorni di distanza da un altro precedente eloquente: il divieto di trasferta imposto ai tifosi dell’Eintracht Francoforte a Napoli, deciso proprio per evitare scontri tra le due tifoserie dopo gli episodi del marzo 2023 quando si registrarono forti tensione nell’area di Piazza del Gesù. Un provvedimento che ha fatto discutere per la sua durezza (i tedeschi hanno fatto ricorso che è stato respinto, ndr) e che oggi sembra riproporsi, ma a ruoli invertiti.C’è il rischio concreto che dopo Eindhoven, i tifosi del Napoli vengano sottoposti a restrizioni negli spostamenti europei, con limitazioni o divieti di viaggio già nelle prossime trasferte di Champions.
Una prospettiva che penalizzerebbe ancora una volta una tifoseria passionale ma spesso vittima di pregiudizi e generalizzazioni. In questo scenario, la partita di stasera si carica di significati che vanno oltre il campo. Il calcio europeo continua a fare i conti con la sua geografia di alleanze e rivalità, e ancora una volta il Napoli paga il prezzo di una diffidenza costruita altrove.
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