Largo Maradona è tornato a respirare. E lo ha fatto anche nel giorno in cui si celebrava la nascita del fenomeno argentino. Dopo giorni di tensione, tra proteste, polemiche e la serrata dei commercianti, la visita del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha segnato un gesto di distensione che va oltre la semplice passerella istituzionale. È stato un passaggio informale, quasi spontaneo, ma dal valore simbolico enorme per uno dei luoghi più iconici e visitati d’Italia, divenuto negli anni un santuario laico del popolo napoletano.
La presenza del primo cittadino tra i murales, i cimeli e le bancarelle che da sempre custodiscono la memoria di Diego Armando Maradona ha rappresentato un segnale di ascolto e di riconciliazione. Il sindaco non ha portato proclami, né promesse vuote: ha portato la sua presenza, che in certi contesti vale più degli atti amministrativi comunque necessaria al normale e legale svolgere delle attività commerciali insediate in un’area nevralgica per il turismo di una città in grande crescita.
Negli ultimi giorni, il clima a Largo Maradona si era fatto pesante. I commercianti, stanchi di una gestione ritenuta confusa e di alcune decisioni amministrative percepite come punitive, avevano scelto la via più eclatante: abbassare le serrande e soprattutto coprire la laica effige del dio del pallone. Un gesto che aveva lasciato attoniti napoletani e turisti, abituati a vedere quella piazza viva a ogni ora del giorno, immersa nel suono dei cori e nel profumo dei caffè.
Manfredi ha scelto di affrontare la questione su un doppio binario: quello politico-istituzionale provvedendo all’interlocuzione che ha annullato la serrata e su quello simbolico, passeggiando tra la gente e ascoltando chi, ogni giorno, fa vivere quel luogo con passione. Una visita che ha permesso di ristabilire un canale di dialogo e di rassicurare chi teme che la burocrazia possa snaturare l’anima del quartiere.
Largo Maradona, ormai, non è solo un punto turistico: è un altare di popolo, una testimonianza viva di come Napoli riesca a trasformare il dolore e la memoria in identità collettiva. È il posto dove ogni tifoso del mondo, anche chi non tifa Napoli, riconosce il legame viscerale tra una città e il suo eroe. Intervenire su quell’area significa, inevitabilmente, toccare corde profonde, quasi sacre.

La “pax amministrativa” evocata oggi non è dunque soltanto un accordo tra Comune e commercianti: è la riaffermazione del rispetto dovuto a un luogo che appartiene al cuore dei napoletani. La sfida, ora, sarà quella di trasformare questa tregua in un progetto condiviso, capace di tutelare l’autenticità del Largo senza snaturarne lo spirito popolare.
Manfredi ha compiuto un gesto politico nella sua forma più alta: quello del contatto umano. In una città che vive di simboli e che riconosce subito chi la comprende, bastava poco – un sorriso, una stretta di mano, un ascolto sincero – per rimettere in moto la fiducia.
E così, tra le foto dei turisti e le voci dei commercianti che tornano ad alzare le serrande, Largo Maradona ha ritrovato la sua normalità. Quella fatta di vita, di caos e di devozione. Perché a Napoli la pace non si firma con le carte, ma con i gesti. E quello del sindaco è stato uno di quei gesti che restano. Una base su cui costruire.
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